Prodotti curiosi e di tendenza, tornati alla ribalta negli ultimi anni grazie alle loro caratteristiche perfettamente in linea con le più attuali richieste di mercato. Parliamo di vini biodinamici, di come sono prodotti e di quanto costano.
Molto di moda e allo stesso tempo molto discussi. I vini biodinamici non sono propriamente una novità di mercato, dal momento che la disciplina biodinamica esiste e viene praticata sin dagli anni ’20 del ‘900. L’odierno revival dei prodotti biodinamici è esclusivamente attribuibile a favorevoli condizioni di mercato, con una sempre maggiore alfabetizzazione da parte del pubblico in merito a cibi e bevande e ad una sana predilezione per i prodotti healty, biologici, a filiera corta e ecosostenibili.
Proprio tra questi ultimi principi trova spazio la filosofia biodinamica e i prodotti enogastronomici coltivati secondo i suoi dettami. Una pseudo-scienza che è, in un certo senso, un’evoluzione del concetto di biologico.
Una pratica che non guarda solo alla produzione agricola a ridotto utilizzo di pesticidi e concimi chimici, ma anche al rispetto dei cicli naturali della terra, delle stagioni, delle fasi astrologiche e molto altro ancora.
Nel settore enoico, i vini biodinamici, naturali, biologici, organici e vegani hanno trovato ampiamente spazio negli ultimi anni, a fronte di un sempre maggiore interesse da parte del pubblico. Basti pensare che i soli vini vegani hanno contributo a spingere il mercato con un +35% punti in percentuale nel 2019, determinando nuovi investimenti da parte delle cantine italiane per produrli e commercializzarli.
Ciò che ancora manca, però, è un unico, condiviso e legalmente riconosciuto disciplinare di produzione di vini vegani e biodinamici, in grado di attestare l’autenticità del prodotto, regolamentandola a norma di legge. Uno dei motivi per i quali, vini vegani e biodinamici, sono ancora molto spesso guardati con sospetto dalla critica, quando non propriamente bistrattati da celebri sommelier che li considerano poco più di una moda passeggera.
Una moda che ha però saputo affermarsi, divenendo una stabile e interessante nicchia di mercato, sempre pronta a stupire e a incuriosire il pubblico.
In questo articolo
Agricoltura biodinamica: cos’è e cosa prevede
Nell’agricoltura biodinamica i preparati utilizzati per la cura e il nutrimento di terreno e piante sono esclusivamente a base di prodotti naturali e biologici. Volendo fare una precisazione, l’agricoltura biodinamica nasce prima di quella biologica così come la intendiamo oggi (nel senso che, storicamente, l’agricoltura non intensiva era, per forza di cose, “biologica”, solo non ancora definita tale).
I principi dell’agricoltura biodinamica sono stati teorizzati dal filosofo austriaco Rudolf Steiner negli anni ’20 e “coltivati”, è proprio il caso di dirlo, per anni da numerosi agronomi, hobbisti, professionisti e altri individui operanti nel settore agricolo, che hanno contribuito a migliorarne i precetti, raccoglierli e divulgarli.
Di primo acchito, le più comuni pratiche utilizzate in agricoltura biodinamica potrebbero apparire bizzarre, e sicuramente lo sono: rispetto delle fasi lunari e astrali in ogni momento della coltivazione, utilizzo di preparati a base di corno o ossa per catturare energie e luce, cortecce e scarti di animali per incrementare la produzione di humus nel terreno, insieme ad una buona dose di letame che non guasta mai.
Pratiche stregonesche? Forse, anzi, probabilmente si.
Eppure c’è di vero che, nonostante appaiano quanto meno originali, i fondamenti dell’agricoltura biodinamica hanno, di base, un solo, unico e nobile precetto essenziale: produrre alimenti di qualità nel modo più naturale possibile, senza utilizzo di componenti chimici invasivi e nel totale rispetto della terra.
E questo è, senza dubbio, l’aspetto più interessante che ha saputo guadagnare i favori del pubblico.
Vini biodinamici: certificazioni e prezzi
Come detto in precedenza, non esiste al momento un disciplinare univoco e a norma di legge in grado di definire e controllare la pratica biodinamica e i prodotti ad essa associati. La Comunità Europea, tuttavia, è già all’opera e dovrebbe definirla presto, insieme alla normativa relativa ai vini vegani.
Ciò significa che, al momento, l’utilizzo della dicitura “biodinamico” o “vegano” sull’etichetta di un vino è applicata a discrezione del produttore.
Il solo controllo in questo senso è quello delegato ad enti esterni, come Demeter, riconosciuti dalla “comunità biodinamica” internazionale e in grado di certificare che il vino rispecchi le principali caratteristiche richieste in questo tipo di agricoltura.
Per quanto concerne i prezzi, esiste una errata convinzione secondo cui i vini biodinamici costerebbero di più rispetto a quelli destinati alla fascia consumer dei canali GDO / HoReCa. Una convinzione vera in parte, in quanto sicuramente un prodotto biologico, biodinamico, vegano o naturale ha un costo mediamente più alto rispetto ad uno di agricoltura intensiva. Questo a fronte di maggiori investimenti in termini di tecnologie di produzione, competenze, tempistiche e qualità del prodotto finale.
Ovviamente, non è possibile affermare che i vini biodinamici siano “migliori” di altri. La loro forza risiede, sicuramente, nell’essere privi di agenti chimici e con caratteristiche perfettamente in linea con le più attuali richieste di mercato, al pari di altre recenti tendenze di settore. Si tratta di vini spesso oggetto di valutazioni contrastanti da parte della critica, divisa tra chi non sembra apprezzarli e chi, invece, ne celebra la massima espressione di territorio, la fresca vivacità e il colore intenso.
Ad ogni modo, il divieto di utilizzo di additivi aromatici, enzimi e batteri, zuccheri, agenti acidificanti e chiarificanti chimici conferisce sicuramente a questi vini un bouquet differente, e del tutto particolare, rispetto a prodotti più industriali.
Vini biodinamici italiani: dove trovarli
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