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enoturismo italia

È il fil rouge (ma anche “blanc” e “rosé” 😉 ) che lega lo Stivale all’insegna dell’autenticità e della tradizione. Un vero motore per l’industria del turismo, in grado di rappresentare un fortissimo incentivo nella ripresa post – Covid.


Il 2019 è stato un record per la ricettività italiana. Boom di presenze in alberghi e piccole strutture, con +7% di turisti stranieri rispetto all’anno precedente (40 miliardi di euro). Valore che, addizionato agli ulteriori 55 miliardi di euro generati dai turisti italiani in Italia rende perfettamente l’idea dell’importanza del settore nell’economia del Bel Paese.

L’emergenza Covid ha senza dubbio minato le potenzialità di un’annata, quella 2020, che si preannunciava ancora migliore, con ovvie ripercussioni sull’intero indotto. L’approssimarsi della pandemia a ridosso delle festività pasquali ha rappresentato un urto violentissimo, con incassi azzerati che graveranno pesantemente sulla media annuale.

Con la riapertura alle porte dell’estate, però, iniziano i primi segnali di ripresa. Dati Cresa / Federalberghi dell’ultimo mese parlano di un 43% di prenotazioni in più, con indici di destinati a salire a ridosso di ferragosto e, si spera, a settembre. Una luce in fondo al tunnel che, nonostante le previsioni in calo del 55% per l’intero 2020, costituisce un barlume di speranza di certo migliore dello zero assoluto registrato nei mesi precedenti.

Il dato più interessante viene dal segmento enoico e enoturistico, motore trainante del turismo 2019. Una sinergia, quella tra vino e ricettività, ancora in grado di salvare il salvabile in questo 2020 iniziato non proprio nel migliore dei modi. Lo scorso anno l’86% dei turisti nazionali e internazionali in viaggio in Italia ha partecipato ad almeno una attività legata al vino durante le proprio vacanze.

Dalle degustazioni ai piccoli eventi di settore, passando per le visite in cantina, il turismo in Italia riconosce nel vino un elemento di attrazione imprescindibile per la scoperta di un territorio.

In questo articolo

Il vino come comune denominatore per il turismo in Italia

I dati Enit e del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo diffusi lo scorso anno confermano quanto i più gettonati trend di settore trovino nell’Italia una vocazione spontanea e diffusa.

Piccoli borghi da scoprire, passeggiate in natura, sapori autentici, attività mirate alla scoperta delle tradizioni e della cultura locale: punti di forza di un turismo non di massa, in grado di generare una long tail contraddistinta da ampia marginalità.

Per tutti questi focus, il vino costituisce un comune denominatore del cosiddetto turismo esperenziale, legato alla narrazione del territorio e alle sue peculiarità storico – culturali. A riprova del suo incredibile potenziale, il successo ottenuto dalle ultime edizioni di iniziative come Calici di Stelle, promosso dall’associazione Movimento Turismo del Vino, il format “Cantine Aperte” e le innumerevoli sinergie locali tra enti di settore e professionisti della ricettività per la promozione territoriale.

E se “diversificare” sembra essere la parola d’ordine per attrarre di più, come confermato dal presidente dell’Enit Giorgio Palmucci in una recente intervista a IlSole24Ore, farlo sfruttando il potenziale del vino italiano quale comune fattore di interesse rappresenta certamente una carta vincente.

Enoturismo in Italia: un successo tutto italiano

Sono stati oltre 14 milioni i turisti che solo nel primo trimestre 2019 hanno scelto l’Italia per esperienze legate al vino o correlate ad esso. Un trend capace di generare 2,5 miliardi di euro in soli tre mesi, triplicato nei mesi estivi con l’arrivo della bella stagione.

Regione più attrattiva, non a caso, la Toscana, con il 48% delle presenze complessive legate a questo segmento. Un dettaglio strettamente connesso alla vocazione enoica della regione che, più di tutte, ha fatto dello storytelling sul vino un vero e proprio marchio di fabbrica riconosciuto in tutto il mondo. Sul podio anche Piemonte, Trentino Alto Adige e, per il sud, la Campania, in netta ripresa rispetto alle regioni settentrionali.

La spesa media dei turisti del vino per escursioni e attività nel 2019 è stata di 85 euro, senza contare pernotti, costi di viaggio e acquisti di bottiglie, in grado di far lievitare il budget a 170 euro per persona. Un propulsore, quello del vino, capace di rivestire un ruolo trainante anche per economie collaterali.

È il caso del turismo dell’olio italiano, riscoperto e sempre più ricercato dai turisti anche grazie al wine turism, o quello di regioni che hanno trovato nei vini locali una strategia per migliorare le performance turistiche. Come nel caso della nuova Strada del Prosecco nel Conegliano Valdobbiadene, o in quello del Treno del Vino in Abruzzo, sulla storica tratta ferroviaria tra Sulmona e Isernia.

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